Quanta sanità possiamo aspettarci? Sono 62 i parlamentari eletti, professionisti della sanità.

Sessantadue sanitari “professionisti”. Potrebbe essere un buon auspicio, forse addirittura di più, una concreta speranza di deciso miglioramento della sanità pubblica.

Raramente in passato, forse mai, la categoria dei sanitari è stata cosi abbondantemente rappresentata: 19 medici, 4 farmacisti, 3 psicologi, 3 biologi, 1 infermiere e 1 odontoiatra. A questi si aggiungono altri 31 “manager” che nel recente passato hanno ricoperto ruoli politici-organizzativi in enti vari, compresi gli assessorati alla sanità di varie regioni.

Ci prendiamo l’impegno di monitorare la loro attività di parlamentari.

Qui l’articolo originale

La gravità dello stato in cui versa la sanità pubblica… anche a Vercelli!

UN QUADRO ALLARMANTE DAL CONGRESSO DEI MEDICI ANAOO-ASSOMED.

A Vercelli si è già abituati da alcuni (tanti) decenni ad andarsi a curare a Torino o Milano o in Svizzera o… anche se tale abitudine non è per tutti, ma solo per coloro che “possono”. Per tutti è invece la relazione annuale dell’associazione dei medici dirigenti che non puo’ lasciarci indifferenti.

Il SSN è arrivato indebolito all’appuntamento con il COVID-19, penalizzato da anni di ridotto finanziamento, tagli dei posti letto, riduzione del personale, e politiche che hanno inciso negativamente sulla tenuta dei servizi ospedalieri e di quelli territoriali e di prevenzione, questi ultimi sottoposti in alcune Regioni, come la Lombardia, ad un vero e proprio processo di spoliazione. La capacità del SSN di rispondere ai bisogni delle persone è stata progressivamente intaccata, in particolare nell’ultimo decennio, in misura tale da mettere in discussione quel diritto fondamentale alla salute sancito dall’ articolo 32 della Costituzione. Abbiamo osservato una netta dicotomia non solo tra Nord e Sud, ma anche tra la sanità erogata nelle zone rurali e periferiche e le forme maggiormente
organizzate garantite nei centri metropolitani. Un modello che ha di fatto generato una nuova categoria di cittadini, che la CEI nella sua Lettera ai Curanti definisce degli “irraggiunti”, cioè coloro che pur avendone diritto, non riescono o non vengono messi in condizione di accedere alle prestazioni del SSN.

LE LISTE D’ATTESA E IL RISCHIO DI PRIVATIZZAZIONE DEL SSN
I numeri sono eloquenti. E quelli della pandemia sommersa, dei malati e delle prestazioni lasciate indietro dalla urgenza pandemica, parlano di una frattura tra servizio sanitario e consenso dei Cittadini. Le prestazioni sanitarie non effettuate nel periodo della emergenza
pandemica si contano in milioni di visite specialistiche, accertamenti diagnostici, ricoveri, interventi chirurgici, procedure di screening per tumori, con decine di migliaia di mancate diagnosi. Una montagna di richieste inevase ha portato le liste di attesa a misurarsi in semestri, se non in anni, con una incidenza non trascurabile su qualità e durata della vita dei Cittadini.

QUI IL COMUNICATO COMPLETO

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