La bottega delle meraviglie di Nino Fulci

In Via dei Mercanti a Vercelli c’è una bottega artigiana come quelle di una volta e quando ne si varca la soglia si entra nel mondo di Nino Fulci.

Nino Fulci nasce come orafo – professione che pratica da una vita – ma, la sua vera passione o – come dice lui – la sua “vocazione” è la pittura che da un po’ di tempo è anche diventata la sua attività principale.

Nel suo laboratorio si possono ammirare dipinti di tipo figurativo ad olio e a pastello e quadri astratti – la sua più recente scoperta – dipinti con colori acrilici.

“Se noti bene, i colori sono sempre gli stessi. Nel figurativo c’erano molte sfumature, nella pittura astratta, a cui mi dedico maggiormente da tre anni a questa parte, mantengo i colori ma, ovviamente, non le sfumature. Il passaggio dal figurativo all’astratto è stato un graduale: ci sono anche opere a metà strada, dove ho mischiato figurativo ed astratto”.

La pittura astratta è stata per Nino un’esigenza sia artistica che interiore ed è il suo modo di esprimere con maggior libertà la parte più profonda di se stesso.

Per molti anni, con le opere figurative aveva scelto di rappresentare la sofferenza, quella che riguarda chiunque, sia le persone vicine che quelle lontane.

Ora, con l’espressione astratta, Fulci vuole portare un doppio messaggio, legato anche al suo percorso spirituale buddista: da un lato celebra la speranza e, dall’altro, l’affermazione dell’esistenza e del potenziale dell’essere umano.

Nino ha esposto a Londra, a Milano, Vicenza, Novara e numerose altre città italiane.

Per ammirare e, perché no, acquistare una sua opera, è sufficiente recarsi presso il suo laboratorio e una volta varcata la soglia, lasciarsi trasportare in quel mondo fatto di forme, colori ed emozioni.

La gravità dello stato in cui versa la sanità pubblica… anche a Vercelli!

UN QUADRO ALLARMANTE DAL CONGRESSO DEI MEDICI ANAOO-ASSOMED.

A Vercelli si è già abituati da alcuni (tanti) decenni ad andarsi a curare a Torino o Milano o in Svizzera o… anche se tale abitudine non è per tutti, ma solo per coloro che “possono”. Per tutti è invece la relazione annuale dell’associazione dei medici dirigenti che non puo’ lasciarci indifferenti.

Il SSN è arrivato indebolito all’appuntamento con il COVID-19, penalizzato da anni di ridotto finanziamento, tagli dei posti letto, riduzione del personale, e politiche che hanno inciso negativamente sulla tenuta dei servizi ospedalieri e di quelli territoriali e di prevenzione, questi ultimi sottoposti in alcune Regioni, come la Lombardia, ad un vero e proprio processo di spoliazione. La capacità del SSN di rispondere ai bisogni delle persone è stata progressivamente intaccata, in particolare nell’ultimo decennio, in misura tale da mettere in discussione quel diritto fondamentale alla salute sancito dall’ articolo 32 della Costituzione. Abbiamo osservato una netta dicotomia non solo tra Nord e Sud, ma anche tra la sanità erogata nelle zone rurali e periferiche e le forme maggiormente
organizzate garantite nei centri metropolitani. Un modello che ha di fatto generato una nuova categoria di cittadini, che la CEI nella sua Lettera ai Curanti definisce degli “irraggiunti”, cioè coloro che pur avendone diritto, non riescono o non vengono messi in condizione di accedere alle prestazioni del SSN.

LE LISTE D’ATTESA E IL RISCHIO DI PRIVATIZZAZIONE DEL SSN
I numeri sono eloquenti. E quelli della pandemia sommersa, dei malati e delle prestazioni lasciate indietro dalla urgenza pandemica, parlano di una frattura tra servizio sanitario e consenso dei Cittadini. Le prestazioni sanitarie non effettuate nel periodo della emergenza
pandemica si contano in milioni di visite specialistiche, accertamenti diagnostici, ricoveri, interventi chirurgici, procedure di screening per tumori, con decine di migliaia di mancate diagnosi. Una montagna di richieste inevase ha portato le liste di attesa a misurarsi in semestri, se non in anni, con una incidenza non trascurabile su qualità e durata della vita dei Cittadini.

QUI IL COMUNICATO COMPLETO

L’Italia non spende i fondi europei.

Questa classe politica e dirigente si dimostra incapace, come le precedenti.

Solo il 37% dei fondi pattuiti attraverso il recovery found è stato utilizzato e per di piu’ quasi la metà dell’utilizzato ha finanziato un unico comparto, quello dell’alta velocità, per progetti già in essere.

E il superbonus per l’edilizia? L’utilizzo del fondo è stato di 1,2 miliardi. Sono tanti o pochi? Proviamo a capirne di piu’ con un’operazione elementare, che però per quanto elementare sia rende il senso della situazione. I comuni Italiani sono circa 8.000 e suddividendo la spesa complessiva per la totalità dei comuni si ottiene una spesa media per comune pari a 150.000. La cifra è già esigua di per sè, ma se si considera che è un’operazione a respiro europeo, con attori quali Draghi, Gentiloni, la buonanima di Sassoli e almeno un’altra decina di soliti noti, allora si è piu’ prossimi al ridicolo (ridicolmente insignificante) che all’esiguo.

Anche la Spagna, ha ovviamente superato l’Italia come si può apprendere dai molteplici report pubblicati, compresi quelli de Il sole 24 Ore.

Nel vercellese, come siamo messi? Al momento non abbiamo dati specifici, ma guardandoci intorno come siamo consueti fare, non rileviamo operazioni sistemiche dalle ricadute significativamente positive per la comunità.

Conclusioni: il rammarico c’è ed è tanto a prescindere dall’essere stati d’accordo o contrari alla richiesta del Recovery Found. Una volta ottenuto il finanziamento però, dovremmo utilizzarlo al meglio e davvero provare a migliorare questa nazione sempre piu’ deteriorata.

E le strutture sanitarie? E i servizi di assistenza sociosanitaria? E le misure a favore della lotta alle povertà? E pensioni sociali dignitose? E rafforzare il mondo del lavoro?

Insomma, nulla di nuovo o di diverso rispetto agli ultimi 25 anni… del resto chi governa e dirige è parte del problema, non della soluzione.

Una mattinata di denuncia, a Vercelli

Sabato 5 febbraio, un gruppo di cittadini vercellesi si è dato appuntamento di fronte alla caserma dei Carabinieri di Vercelli, in via Gioberti per effettuare una denuncia contro gli abusi del Governo Draghi.

L’iniziativa, promossa da Italexit con Paragone, sotto l’egida dall’avvocato Mori del Foro di Genova ed estesa a tutti i comuni  d’Italia, ha lo scopo di contrastare le azioni discriminatorie ed abusive che il presidente del Consigli Mario Draghi ed il suo Governo stanno attuando nei confronti di liberi cittadini “colpevoli”, dal loro punto di vista, di non essersi vaccinati o, peggio, costretti a vaccinarsi sotto la formula ricattatoria di vedersi sospesi dal proprio lavoro.

Anche a Vercelli, non possiamo che difendere il diritto al lavoro e contrastare l’infame tessera verde che crea cittadini di serie A e serie B” spiega Andrea Messano, referente politico del circolo provinciale di Vercelli. “Ringraziamo i Carabinieri per l’efficienza dimostrata nel recepire le nostre istanze”.

Cittadini vercellesi, all’ingresso della caserma dei Carabinieri di Vercelli

Oltre cinquanta Vercellesi, saputo dell’iniziativa,  hanno dunque consegnato la loro denuncia ma l’iniziativa rimane aperta per coloro che desiderano agire in prima persona anche nei prossimi giorni.

Blog su WordPress.com.

Su ↑